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Posso scrivere

Aggiornamento: 20 gen 2021

Quando sono uscita per camminare, qualche giorno fa, ho respirato tutto il silenzio, il vuoto, la pace che c'era intorno.

Finalmente il mondo tace, o meglio, quella parte di mondo che prima urlava, è stata azzittita.

Adesso parlano gli altri... gli uccellini, ad esempio.

L'arroganza delle persone sta chiusa in casa, non vuole essere contagiata perché ha paura di morire mentre tutto il resto si fa liquido, scivola tra le fessure e profuma gli ambienti.

Dormo bene e dormo tanto. Guardo fuori dalla finestra per un tempo illimitato di cui non devo tener conto né rendere conto a nessuno.

Posso scrivere.

E non scrivo di corsa, sul telefono, la poesia che esce a forza di martellate in testa, che esce perché non ce la fa più, insieme all'anima che urla perché vuole essere ascoltata e non sa più come fartelo capire che c'è anche lei.

Non c'è più bisogno di questo.

Tutto tace, finalmente.

I minuti non li conto e il tempo non è una gabbia.

Gli squali, rinchiusi in casa, cercano di divorarti lo stesso, ma non sanno più come fare, si attaccano a quello che possono: il corridore con la maglia fluo o il vicino di casa troppo allegro.

Posso abbassare la guardia, finalmente.

Il cielo è sempre lì.

I fiori sbocciano.

La gatta si avvicina poco. Rispettosa del mio spazio e del mio tempo, fa la guardia in giardino, in silenzio, assapora anche lei questa ritrovata, o nuova, lentissima, naturalezza delle cose.

E le persone, intorno, ci sono ancora.

I più morbidi, finalmente, trovano la loro forma, che non è più quella ricavata dai ritagli che gli altri hanno lasciato liberi.

Ci voleva tanto a dare un po' di spazio, concedere un po' di tregua a quelli che, come me, non vogliono niente e non chiedono niente.

Ci voleva tanto a mettersi in ascolto.

Ci voleva tanto.

Ci voleva.


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